martedì 28 novembre 2017






COPIAMO...MA DA LEOPARDI

Quando si parla di libri e di lettura un solido ed efficace aiuto  arriva sempre da grandi poeti e scrittori. Leggete cosa scriveva, nel 1821, ad esempio, Giacomo Leopardi, nel suo "Zibaldone dei pensieri":  

"Mi dicono che io da fanciullino di tre o quattro anni, stava sempre dietro a questa o quella persona perché mi raccontasse delle favole. E mi ricordo ancor io che in poco maggior età  era innamorato dei racconti, e del maraviglioso che si percepisce coll’udito, o colla lettura (giacché seppi leggere, ed amai di leggere, assai presto).
Questi, secondo me, sono indizi notabili d’ingegno non ordinario e prematuro. 
Il bambino quando nasce  non è disposto ad altri piaceri che di succhiare il latte, dormire, e simili. 
A poco a poco, mediante la sola assuefazione, si rende capace di altri piaceri sensibili, e finalmente va per gradi avvezzandosi, fino a provar piaceri meno dipendenti dai sensi. 

Il piacere dei racconti, sebbene questi vertano sopra cose sensibili e materiali, è però tutto intellettuale, o appartenente alla immaginazione, e per nulla corporale né spettante ai sensi.
L’esser divenuto capace di questi piaceri assai di buon’ora, indica manifestamente una felicissima disposizione, pieghevolezza degli organi intellettuali, o mentali, 
 una gran facoltà e vivezza d’immaginazione, una gran facilità di assuefazione, e pronto sviluppo delle facoltà dell’ingegno".

E se lo scriveva Leopardi, dobbiamo pur crederci. 
                                                                                                                     TiM

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