COPIAMO...MA DA LEOPARDI
Quando si parla di libri e di lettura un solido ed efficace aiuto arriva sempre da grandi poeti e scrittori. Leggete cosa scriveva, nel 1821, ad esempio, Giacomo Leopardi, nel suo "Zibaldone dei pensieri":
"Mi dicono che io da
fanciullino di tre o quattro anni, stava sempre dietro a questa o quella
persona perché mi raccontasse delle favole. E mi ricordo ancor io che in poco
maggior età era innamorato dei racconti,
e del maraviglioso che si percepisce coll’udito, o colla lettura (giacché seppi
leggere, ed amai di leggere, assai presto).
Questi, secondo me, sono indizi notabili d’ingegno non ordinario e prematuro.
Il bambino quando nasce non è disposto
ad altri piaceri che di succhiare il latte, dormire, e simili. Questi, secondo me, sono indizi notabili d’ingegno non ordinario e prematuro.
A poco a poco,
mediante la sola assuefazione, si rende capace di altri piaceri sensibili, e
finalmente va per gradi avvezzandosi, fino a provar piaceri meno dipendenti dai
sensi.
Il piacere dei racconti, sebbene questi vertano sopra cose sensibili e
materiali, è però tutto intellettuale, o appartenente alla immaginazione, e per
nulla corporale né spettante ai sensi.
L’esser divenuto capace di questi piaceri assai di buon’ora, indica manifestamente una felicissima disposizione, pieghevolezza degli organi intellettuali, o mentali, una gran facoltà e vivezza d’immaginazione, una gran facilità di assuefazione, e pronto sviluppo delle facoltà dell’ingegno".
L’esser divenuto capace di questi piaceri assai di buon’ora, indica manifestamente una felicissima disposizione, pieghevolezza degli organi intellettuali, o mentali, una gran facoltà e vivezza d’immaginazione, una gran facilità di assuefazione, e pronto sviluppo delle facoltà dell’ingegno".
E se lo scriveva Leopardi, dobbiamo pur crederci.
TiM
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