RECENSIONI (INVITO RACCOLTO SUBITO)
Appena ieri abbiamo invitato tutti i nostri follower a inviarci recensioni di libri letti durante l'estate. Ecco che una mamma di due alunni della secondaria Savini, Giulia Capacchietti, ha risposto sollecita, inviandoci il suo racconto di due romanzi notissimi, letti insieme ai figli. Brava, veramente.
Docenti, mamme, papà, alunni, imitatela.
Vi aspetto: tizziblog@gmail.com.
TiM
Per questo mi chiamo Giovanni
di Luigi Garlando
di Luigi Garlando
Le voci narranti di questo meraviglioso racconto sono Giovanni, 10 anni, e suo padre che, il giorno del compleanno di Giovanni, gli racconta la storia di un uomo che da solo ha fatto una parte della storia d'Italia e che tutt'oggi è ricordato, ammirato e preso ad esempio come persona integerrima e coraggiosa: Giovanni Falcone. Luigi Garlando racconta la vita di Giovanni Falcone, dalla nascita alla morte tragica per mano della mafia. L'autore ripercorre in maniera semplice e delicata una pagina importante della storia italiana. Parla di mafia e spiega temi difficili da affrontare usando termini semplici e chiari: l'omertà, la mafia stessa, la giustizia e la lotta contro il "carciofo" e contro i boss mafiosi. Racconta di Falcone e non solo, ma anche di Borsellino e di tutti coloro che sono morti per la libertà prima e dopo Falcone, del maxiprocesso, dei pentiti, dei corleanesi, di Totò Riina. Il libro è diretto a un lettore giovane, e la sua semplicità e dolcezza nonostante la materia, lo rende godibile per i ragazzi ma anche io, leggendolo, l'ho trovato esaustivo e completo e mi ha fatto tornare alle atmosfere degli anni 80/90, mi ha fatto ricordare quei momenti, e mi sono commossa leggendo di questi grandi e coraggiosi uomini che nonostante tutto non si sono mai arresi, e sono andati incontro al loro destino con forza, determinazione e coraggio.
Insegna ai giovani, e non solo a loro, ad
aver coraggio, a non lasciarsi prevaricare dai "cattivi", perché
Giovanni, nonostante non ci sia più, la sua guerra l'ha vinta se ancora,
a distanza di più di venticinque anni, viene preso ad esempio di
paladino della libertà e della giustizia, di portatore di speranza e se a
tutt'oggi il suo albero è pieno di frasi di speranza e gratitudine.
Io non ho
paura
di Niccolò Ammaniti
Siamo nel
1978, durante un'estate afosa e bollente. Ci troviamo in un piccolo paese del
sud, Acquatraverse, con poche case e pochi abitanti. Il protagonista è
Michele, 10 anni che, insieme ai suoi amici, scorrazza per le campagne
deserte sulla sua bicicletta. Durante una di queste scorribande, Michele scopre
un bambino, Filippo, tenuto prigioniero in un buco, di cui diventerà amico.
Quello che viene descritto da Ammaniti è uno spaccato della società degli anni
70/80 in cui di avvenimenti del genere se ne parlava spesso. Il protagonista,
Michele, è un ragazzino generoso, onesto, coraggioso che si trova di fronte ad
una realtà che non avrebbe mai immaginato né avrebbe dovuto mai affrontare, e da
cui si distacca e anzi ostacola e combatte. I personaggi che circondano
Michele sono i ragazzi del paese, ragazzini come tanti, che hanno voglia di
giocare, divertirsi e stare insieme e che cominciano a sentire i primi segni
della crescita. Ma ci sono anche gli adulti, che si contrappongono ai ragazzi e
fanno la parte del cattivo, dell'uomo nero, di quell'essere che fino a quel
momento era solo negli incubi di Michele.
lo stile di narrazione è realistico, crudo, non lascia nulla all'immaginazione, anche il linguaggio è molto semplice, l'uso di una sintassi non perfetta si coniuga alla voce narrante che è quella di Michele.
Il tema centrale è l'amicizia, quella tra Michele e Filippo, che trionfa su tutto e per cui Michele è disposto a sacrificare se stesso.
Si tratta di un romanzo importante, da un certo punto di vista impegnativo e duro. Il tema, come già detto, è quello dell'amicizia ma la realtà descritta è quella del Sud di quegli anni ed è molto realistico. Prevalgono il lavoro duro, la povertà e la speranza che un'azione illegale e crudele come il rapire un ragazzino possa portare a un miglioramento delle proprie condizioni.
E' una lettura rivolta ad un pubblico vasto, dal ragazzino all'adulto, anche se non è una lettura facile ed a volte sbatte in faccia una realtà crudele, ma è comunque un romanzo che fa riflettere e fa ben sperare che ci sia ancora il valore dell'amicizia a superare ogni difficoltà.
lo stile di narrazione è realistico, crudo, non lascia nulla all'immaginazione, anche il linguaggio è molto semplice, l'uso di una sintassi non perfetta si coniuga alla voce narrante che è quella di Michele.
Il tema centrale è l'amicizia, quella tra Michele e Filippo, che trionfa su tutto e per cui Michele è disposto a sacrificare se stesso.
Si tratta di un romanzo importante, da un certo punto di vista impegnativo e duro. Il tema, come già detto, è quello dell'amicizia ma la realtà descritta è quella del Sud di quegli anni ed è molto realistico. Prevalgono il lavoro duro, la povertà e la speranza che un'azione illegale e crudele come il rapire un ragazzino possa portare a un miglioramento delle proprie condizioni.
E' una lettura rivolta ad un pubblico vasto, dal ragazzino all'adulto, anche se non è una lettura facile ed a volte sbatte in faccia una realtà crudele, ma è comunque un romanzo che fa riflettere e fa ben sperare che ci sia ancora il valore dell'amicizia a superare ogni difficoltà.